L’informatore del Congresso racconta: “un UFO fu trovato in uno scavo archeologico”

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Dylan Borland, ex membro dell’US Air Force e dichiarato whistleblower nel campo del fenomeno UAP (Unidentified Anomalous Phenomena), sostiene di aver partecipato a briefing nei quali al personale di intelligence sono state mostrate fotografie relative a un oggetto a forma di “Tic Tac”, presumibilmente recuperato durante uno scavo archeologico. 

La notizia è stata riportata dal sito Liberation Times.

Non è la prima volta, anche in epoca recente, che emergono affermazioni che collegano UFO a reperti archeologici. Bob Lazar, per esempio, ha dichiarato in passato che almeno un velivolo a lui noto proveniva da uno scavo archeologico.

Cosa dice Borland

Un nuovo testimone proveniente dall’aeronautica statunitense riapre il dibattito sugli UAP e sul loro possibile legame con ritrovamenti archeologici. Dylan Borland, ex membro dell’US Air Force e oggi informatore riconosciuto dal Congresso, ha dichiarato di aver assistito a briefing riservati nei quali personale dell’intelligence avrebbe visionato fotografie di un oggetto a forma di “Tic Tac”, apparentemente rinvenuto durante uno scavo archeologico.

Borland, che ha testimoniato pubblicamente il mese scorso sui fenomeni anomali non identificati (UAP) davanti alla Task Force del Congresso sulla declassificazione dei segreti federali, ha ampliato le sue affermazioni in un’intervista con i giornalisti investigativi Jeremy Corbell e George Knapp.

Miniatura del video su YouTube. Borland ha discusso di UFO e programma segreti di recupero con i noti giornalisti Corbell e Knapp nella loro puntata del podcast Weaponized.

Secondo Borland, le immagini mostravano un oggetto integro, di natura tecnologica, simile ai veicoli osservati in vari episodi documentati dalla Marina americana. Non sarebbe stato chiarito dove o quando il presunto reperto sia stato recuperato, ma l’episodio, se confermato, collegherebbe la questione UAP non soltanto alla tecnologia moderna, ma a un passato remoto e ancora da decifrare.

L’ex militare sostiene che già nel 2015 alcuni membri di un programma dedicato agli UAP abbiano discusso casi di oggetti recuperati in circostanze insolite, spesso in contesti archeologici. I dettagli rimangono vaghi: nessuna fotografia è stata resa pubblica e non esistono prove verificabili, ma il racconto si inserisce in una serie di testimonianze simili provenienti da altri ex funzionari, come David Grusch, che parlano di “programmi legacy” di recupero e studio di tecnologie non convenzionali.

L’ufologia contemporanea: UFO come reperti?

Un precedente celebre, benché molto discusso, è quello di Bob Lazar, figura ormai leggendaria nella storia dell’ufologia contemporanea. Negli anni Ottanta Lazar affermò di aver lavorato in un sito segreto nei pressi dell’Area 51, denominato S-4, dove sarebbero stati custoditi e studiati velivoli di origine non terrestre.

Tra le sue dichiarazioni più note, quella secondo cui almeno uno di questi oggetti sarebbe stato recuperato da uno scavo archeologico. Sebbene le sue affermazioni non siano mai state dimostrate e la sua credibilità sia stata spesso messa in discussione, il suo racconto ha contribuito a plasmare l’immaginario collettivo che oggi fa da sfondo alle rivelazioni dei nuovi whistleblower.

La possibilità che manufatti di origine sconosciuta siano stati scoperti in epoche passate non è nuova. Anche Lue Elizondo, ex direttore del programma AATIP del Pentagono, ha usato in passato analogie archeologiche per descrivere la portata delle scoperte legate agli UAP, come se si trattasse di reperti di una civiltà dimenticata.

Perché questa storia ci interessa

Le affermazioni di Borland, come quelle di altri whistleblower, non sono accompagnate (almeno fino alle sue dichiarazioni rese pubbliche) da materiale verificabile in modo indipendente: le fotografie non sono state mostrate al grande pubblico con attestazioni certe della loro origine.

Questa testimonianza di Borland non cambia automaticamente lo scenario, ma aggiunge un tassello che merita attenzione. Se gli elementi che descrive dovessero essere confermati, allora staremmo guardando a qualcosa che va ben oltre i casi standard di UAP. 

L’ipotesi di un legame tra archeologia e tecnologia non identificata resta suggestiva e apre nuove piste d’indagine: localizzazione dei siti archeologici dei ritrovamenti, protezione di materiali ritrovati, collaborazione tra studiosi UAP, archeologi, storici, scienziati dei materiali…

Le notizie riguardanti gli UFO, insomma, non smettono di stupire, tanto più quando le dichiarazioni, come in questo caso, provengono da una fonte che ha ricoperto ruoli operativi e afferma di aver ricevuto tali informazioni in contesti ufficiali.

Al prossimo aggiornamento!

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